VACCINO ANTI-COVID: PRESTO LA TERZA DOSE PER GLI OVER 80
Mentre qualcuno (per fortuna sempre meno) avanza ancora dubbi sull’efficacia e sulla sostanziale innocuità dei vaccini finora somministrati alla popolazione, il governo va avanti nel suo piano di richiamo dando il via alla distribuzione della terza dose, a oggi già ricevuta da circa 6.000 immunodepressi, pari allo 0,6 per cento della popolazione. Nei prossimi giorni, dopo che il Comitato Tecnico Scientifico si sarà pronunciato, sarà la volta degli ultraottantenni (4 milioni e mezzo di dosi), degli ospiti delle RSA (400.000 dosi) e degli operatori sanitari (circa 2 milioni di dosi): ma “Quello delle scorte non sarà un problema” ha dichiarato il generale Francesco Paolo Figliuolo “poiché abbiamo a disposizione più di 11 milioni di dosi”.
Quale vaccino?
È ormai stabilito che, in Italia, tutti i richiami verranno somministrati utilizzando i vaccini Pfizer e Moderna, che non utilizzano virus attivi bensì semplicemente una componente genetica (chiamata mRNA) che porta nell’organismo l’informazione atta a fargli produrre gli anticorpi specifici. Se questa scelta tranquillizza in qualche modo chi guardava con sospetto l’AstraZeneca, uno studio dell’Università di Oxford ha comunque dimostrato che, rispetto alla prima dose del vaccino anglo-svedese, la seconda e soprattutto la terza sono causa di un numero decisamente inferiore di reazioni avverse. Non solo: la terza dose ha aumentato di ben sei volte i livelli anticorpali garantendo una migliore neutralizzazione contro le varianti Alfa, Beta e Delta.
Quel 32 per cento che non risponde
In un certo senso, non ci sono soltanto i no-vax a resistere ai vaccini: uno studio francese condotto sui trapiantati di midollo – che sono pazienti particolarmente immunodepressi – ha dimostrato che esiste un 32 per cento di quella specifica popolazione che non riesce a sviluppare anticorpi neppure dopo la terza dose. “E’ questo un tema che merita un grande approfondimento” ha dichiarato l’infettivologo Massimo Galli, specificando tuttavia che, nell’immediato, la popolazione sana non ha urgenza di ricevere il richiamo, in quanto reagisce sufficientemente alle prime due dosi.