UN ABBAIO PER SCOPRIRE IL CORONAVIRUS

Che i cani rappresentino un aiuto fondamentale in molte situazioni di emergenza è cosa nota da sempre. Ma che i nostri amici a quattro zampe siano in grado di affiancarci nella lotta al Covid-19 rappresenta per molti – anche se non per tutti – una notizia decisamente sorprendente.

Fiuto per le malattie

Chi non si meraviglia, per esempio, è quell’ampio gruppo multidisciplinare che, formato da addestratori, tecnici, veterinari e medici, dal 1989 conduce studi scientifici sulla capacità dei cani di riconoscere alcune malattie dell’uomo grazie al loro poderoso olfatto. Fino ad oggi ha funzionato con ottimi risultati per il cancro, il Parkinson, il diabete, l’epilessia. Oggi, appunto, è la volta del coronavirus. Il progetto si chiama Covidog e i primi risultati sono estremamente interessanti.

Campus Bio-Medico in prima linea

La sperimentazione tuttora in atto presso il Campus Bio-Medico di Roma, in collaborazione con il comparto cinofilo della società di sicurezza NSG (www.SecurityDogs.it; www.ngs-italia.com), ha già dimostrato che, in appena 10 secondi, un cane ben addestrato è in grado di scoprire il Covid-19 – con la precisione del 90 per cento – in uno speciale tampone di sudore, laddove per il tampone antigenico ci vogliono tra i 15 e i 20 minuti (con un costo per il sistema sanitario di circa 10 Euro) e per quello rinofaringeo ci vogliono tra le 5 e le 48 ore (con un costo di 15-20 Euro), con una precisione che non supera l’80 per cento. Assai meno attendibile di entrambi è poi il test cosiddetto “pungidito”, che comunque richiede una quindicina di minuti.

Il fondamentale fattore tempo

Che il tempo necessario a ottenere il risultato sia importantissimo per il controllo del contagio è cosa ovvia. Ma è anche estremamente importante in tutte quelle situazioni nelle quali è necessario sottoporre a test una grande quantità di persone senza peraltro provocare file troppo lunghe e assembramenti: perciò aeroporti, stazioni ferroviarie, stadi, drive-in eccetera.

Un test assolutamente non invasivo

Alla persona da sottoporre al test viene chiesto di passare un batuffolo di cotone sul proprio sudore e di metterlo all’interno di un flacone. Questo viene quindi posto alla base di una specie di imbuto nel quale il cane addestrato può introdurre il muso e, grazie ai suoi 300 milioni di ricettori olfattivi (l’uomo ne possiede solo 5 milioni), scoprire se contiene tracce del virus. In caso positivo, un sonoro abbaio, un premio e niente più.
Una nota importante, diffusa dallo stesso Campus Bio-Medico: ad oggi risulta che i cani utilizzati per i test non siano in alcun modo coinvolti nella trasmissione dei virus Sars-Cov-2. Quindi nessun pericolo per loro.