La Sepsi è una malattia potenzialmente molto grave, avendo un tasso di mortalità pari a 5 volte quello dell’ictus e 10 volte quello dell’infarto. È un’infezione diffusa a tutto l’organismo, che più spesso viene contratta all’interno delle strutture ospedaliere in caso di lunghe degenze, interventi chirurgici, inserimenti di catetere.

I sintomi della sepsi

I sintomi tipici sono la febbre (o talvolta l’ipotermia) con brividi, la tachicardia, l’aumentata frequenza del respiro, talvolta accompagnati da ipotensione, scarsa produzione di urina, confusione mentale.

Sepsi, diagnosi in campo neonatale

Di vitale importanza è la sua diagnosi tempestiva, soprattutto in campo neonatale. In quest’ultimo caso, gioca a sfavore delle tecniche di laboratorio più tradizionali, basate sul marker della Procalcitonina (PCT), la quantità di sangue necessaria per una corretta analisi. Pure per questo motivo, negli scorsi anni sono stati condotti approfonditi studi sul marker della Presepsina (PSEPI), con risultati estremamente positivi anche per quanto riguarda la tempistica.

Solo due gocce di sangue

Un dispositivo che, oltre alla diagnosi precoce della Sepsi neonatale, si è dimostrato assai valido su molti fronti è il Pathfast, che permette di misurare contemporaneamente PCR, PCT e PSEP in soli 15 minuti con appena due gocce di sangue. Trattandosi di un test “Point of Care”, può essere eseguito presso il paziente o nello stesso luogo dove viene fornita l’assistenza sanitaria e, quindi, non soltanto in laboratorio.
Per ulteriori informazioni: www.gepasrl.it