Su una parete esterna di Villa Colombaia, a Firenze, c’è una targa con su scritto: ”Ricordiamo il grande cuore di Florence Nightingale, la ‘signora della lampada’ qui nata il 12 maggio 1820 che dagli strazi della guerra e dall’eroica dedizione d’infermiera trasse determinazione a creare il servizio di assistenza sanitaria degno di un mondo civile”. Non è un caso, dunque, che il 12 maggio sia stato scelto per celebrare nel mondo la Giornata dell’Infermiere. E quella di Florence è una storia che merita di essere raccontata. Il padre, l’epidemiologo William Edward Nightingale, e la madre, la religiosissima France Smith, vivevano già da tempo nel capoluogo toscano, tornando di tanto in tanto nella loro tenuta del Buckinghamshire, in Inghilterra. La ragazza, assorbendo fin da giovanissima i diversi insegnamenti genitoriali, aveva sviluppato un grande interesse per la scienza e, allo stesso tempo, una profonda passione per la cura delle persone malate e indigenti. Perciò, dopo aver rifiutato il corteggiamento di alcuni ottimi partiti graditi alla famiglia, dichiarò la sua ferma volontà di fare quello che, allora, era considerato un mestiere assai poco conveniente per una giovane dell’alta borghesia: l’infermiera, appunto.
La cura dei malati poveri
L’originalità di Florence nel concepire l’assistenza alle persone bisognose consisteva soprattutto in un approccio scientifico fino allora del tutto sconosciuto. Pulizia, sanificazione, disinfezione erano concetti trascurati nelle camere operatorie e nelle corsie degli ospedali, figurarsi nei dormitori. Ma la giovane, convinta com’era che la mancanza di igiene fosse una delle principali cause di decesso, applicava le sue regole rigidamente prendendo appunti, registrando anomalie e progressi, trasmettendo con entusiasmo la sua esperienza non soltanto alle sue colleghe ma anche agli esponenti delle istituzioni, tanto che, nel 1845, a soli 25 anni, prese parte alla riforma generale delle Poor Laws, lo strumento giuridico del sistema assistenziale britannico che rimase in funzione fino alla fine della seconda Guerra Mondiale. Successivamente, Florence fu sovrintendente all’Institute for the Care of Sick Gentlewomen di Londra, incarico che ricoprì fino all’estate del 1854, cioè fino a quando le notizie delle terribili condizioni in cui venivano curati i feriti della guerra di Crimea non la convinsero che era giunto il momento di agire pure su quel fronte.
La cura dei soldati feriti
Grazie all’approvazione del ministro della guerra Sidney Herbert, conosciuto a Roma sette anni prima e poi diventato suo sincero estimatore, Florence raccolse intorno a sé 38 infermiere volontarie da lei stessa formate e, il 21 ottobre di quell’anno, partì per Scutari, a circa 500 chilometri di distanza via-mare dal quartier generale delle forze armate britanniche. Il suo instancabile lavoro nell’ospedale militare di Selimiye venne presto raccontato da un articolo del Times, che riferì come ella, di notte, mentre i medici riposavano, girasse tra le brande con una lampada in mano, per accertarsi della condizione dei feriti. Da qui, il celebre soprannome. In quei primi tragici mesi, Florence poté osservare che un’elevata percentuale dei decessi non era dovuta alle ferite in sé ma, principalmente, alle terrificanti condizioni igieniche in cui versava l’ospedale, causa di vere e proprie infezioni di massa. Non avendo abbastanza strumenti per porre rimedio a tale disastro, sollecitò l’intervento di una commissione sanitaria che, giunta nel successivo mese di marzo, risolse il problema ottenendo un’eccezionale riduzione della mortalità.
Il ritorno in patria
Tornata in Inghilterra febbricitante per una brucellosi nel 1857, e accolta come un’eroina, Florence poté finalmente riordinare sistematicamente i suoi appunti, trasformandoli in un’imponente relazione che consegnò alla Royal Commission on the Health of the Army, presieduta dal suo amico Sidney Herbert. Talmente fondamentale il suo contenuto, ricco di dati statistici, da costituire le linee guida per la costruzione ex-novo o l’ammodernamento di ospedali civili e militari. Due anni dopo, la “signora della lampada” spese buona parte delle sue ricchezze per fondare quella che sarebbe diventata la Florence Nightingale School of Nursing and Midwifery. Nel 1860, pubblicò il suo celebre Notes on Nursing.
Il suo testamento scientifico
Non solo la sanità britannica, ma quella di tutto il mondo, deve tanto al metodo statistico applicato da Florence Nightingale alle cure mediche e all’igiene pubblica. Non a caso fu la prima donna a far parte della Royal Statistical Society e venne nominata membro onorario dell’American Statistical Association. Fondamentali i suoi studi sui tassi di natalità e mortalità e così importante l’analisi delle condizioni sanitarie nell’India dei villaggi da costituire la base sulla quale venne poi costituito il sistema sanitario indiano.
Florence Nightingale morì il 13 agosto 1910 e la famiglia rifiutò l’offerta di seppellirla nell’Abbazia di Westminster, preferendo il più discreto cimitero di East Wellow, nell’Hampshire.
In Inghilterra, le sono stati intitolati due musei.
A Firenze, nella Basilica di Santa Croce, si trova una sua statua.
Un asteroide, scoperto nel 1981, porta il suo nome.