L’operazione è andata bene e l’attuale fase di convalescenza è giudicata ottima. Insomma, a dieci giorni dall’intervento al colon per una stenosi diverticolare, Papa Francesco ha oggi lasciato il policlinico Gemelli di Roma e, dopo una breve sosta di preghiera nella basilica di Santa Maria Maggiore, ha fatto ritorno ai suoi appartamenti in Vaticano. La sua ricomparsa di domenica scorsa per la recita dell’Angelus, direttamente dal balcone della sua stanza di degenza, aveva già tranquillizzato i tanti fedeli che si erano raccolti nel grande piazzale sottostante. Ma, al di là dei suoi affettuosi ringraziamenti al personale sanitario che lo ha curato, non è sfuggito un fermo richiamo dal sapore squisitamente politico.
Un servizio accessibile a tutti
“In questi giorni di ricovero in ospedale, ho sperimentato ancora una volta quanto sia importante un buon servizio sanitario accessibile a tutti, come c’è in Italia e in altri Paesi” ha detto il Papa, che ha poi esortato “Non bisogna perdere questo bene prezioso, bisogna mantenerlo. E per questo occorre impegnarsi tutti, perché serve a tutti e chiede il contributo di tutti”. E poi, il suo richiamo severo: “Anche nella Chiesa succede a volte che qualche istituzione sanitaria, per una non buona gestione, non vada bene economicamente. Il primo pensiero che ci viene è venderla. Ma la tua vocazione di chiesa non è avere dei quattrini. È fare servizio. E il servizio è sempre gratuito”.
Il caso Fatebenefratelli
È abbastanza facile supporre che, nel formulare questa raccomandazione, il Papa pensasse al recente tentativo di acquisto dell’ospedale Fatebenefratelli di Roma – dell’Ordine ospedaliero di San Giovanni di Dio – da parte del gruppo privato San Donato, guidato dall’ex ministro Angelino Alfano. Il fatto che il Vaticano abbia interrotto questa trattativa ai primi di giugno rientrerebbe infatti nel programma di razionalizzazione del suo settore sanitario fortemente voluto dal pontefice.