L’idea di rivalutare retrospettivamente i campioni biologici estratti nell’autunno del 2019 da soggetti sospettati di aver contratto malattie infettive o anche semplici dermatiti ha permesso di anticipare la datazione dei primi contagi italiani da Covid 19 di circa tre mesi rispetto al più noto “paziente zero” di Codogno, scoperto a febbraio 2020.
Il primo nuovo-vecchio caso di COVID-19
Già a dicembre scorso, le professoresse Elisabetta Tanzi e Antonella Amendola, dell’Università Statale di Milano, avevano scoperto che all’interno di un gruppo di 39 soggetti per i quali nel periodo settembre 2019-febbraio 2020 si ipotizzava il contagio da morbillo, un bambino di 4 anni che aveva manifestato i primi sintomi di malessere il 21 novembre (tosse, raffreddore e, qualche giorno più tardi, problemi respiratori seguiti da un rush cutaneo) era in realtà infettato dal Covid. Poiché la famiglia, che vive nei pressi di Milano, aveva dichiarato di non aver fatto viaggi all’estero nel corso dei mesi precedenti, si sospetta tuttora che si sia trattato di un caso autoctono.
Il vero “paziente zero”
Stavolta, a permettere di retrodatare ulteriormente il primo contagio, è il caso di una giovane milanese che il 10 novembre 2019 – dunque, appena undici giorni prima del bambino sospettato di morbillo – si era sottoposta a una biopsia della pelle per una forma atipica di dermatosi.
Sempre l’Università Statale di Milano ha potuto oggi scoprire in quella biopsia le sequenze geniche dell’RNA del virus Sars-CoV-2. Scomparse dopo cinque mesi, le lesioni cutanee hanno comunque messo in rilevo una sintomatologia del contagio che, spesso in assenza degli altri segnali d’allarme, può falsare la prima diagnosi.
I segnali della pelle nell’infezione da COVID-19
Quella delle dermatosi è una traccia da non sottovalutare, soprattutto in soggetti che non ne soffrono abitualmente. “Circa il 15 per cento di chi è affetto da Covid sviluppa malattie cutanee” afferma il professore Raffaele Gianotti, il dermatopatologo dell’università milanese che sul British Journal of Dermatology ha pubblicato uno studio specifico dal titolo inequivocabile “Sars-CoV-2 and the skin, a hidden treasure”, Sars-CoV-2 e la pelle, un tesoro nascosto.