Nel corso della trasmissione UnoMattina, il ministro della Salute Orazio Schillaci ha dichiarato che, in collaborazione con il ministero dell’Interno, è stato aumentato il numero dei presidi di polizia all’interno degli ospedali, con l’obiettivo di contenere il fenomeno delle violenze a carico degli operatori sanitari.
Già nel gennaio 2020, la Federazione Nazionale delle Professioni Infermieristiche, in audizione alla Camera dei Deputati, nell’ambito dell’esame dei progetti di legge relativi alle “Disposizioni in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie nell’esercizio delle loro funzioni”, aveva sottolineato l’estrema gravità della situazione, che peraltro, a partire dai mesi immediatamente successivi, sarebbe progressivamente peggiorata con l’estendersi della pandemia da Covid-19.
A dare lo spunto, uno studio condotto dall’Università di Tor vergata di Roma, secondo il quale circa 5.000 l’anno sono le aggressioni a danno degli infermieri e circa l’89% del loro totale è stato vittima di violenza nel corso della vita professionale. Che sia soprattutto questa categoria ad essere colpita (6-7 volte di più rispetto ai medici) è dovuto al fatto che gli infermieri si trovano più spesso ad operare in prima linea, sia presso le strutture sanitarie (per esempio, al triage) sia presso le abitazioni private.